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domenica 25 dicembre 2011
venerdì 9 dicembre 2011
IL DECRETO SALVA BANCHE DELLA MANOVRA MONTI SPOSTERA' I DEBITI DELLE BANCHE SUI CITTADINI
Con la pubblicazione del testo ufficiale e definitivo della manovra Monti, il cosiddetto decreto salva Italia, emergono alcuni dettagli che non sono assolutamente trascurabili, perchè da questi dettagli dipenderà l'effetto concreto della manovra sulla vita dei cittadini italiani e sul fallimento forse solo rimandato dell'Italia.
Il presidente del consiglio Mario Monti non ha solamente applicato alla lettera le direttive che la BCE aveva già inviato al governo Berlusconi ad agosto scorso, ma è andato anche oltre ogni plausibile immaginazione, perchè ha assunto in proprio i debiti di tutte le banche italiane spostandoli e spalmandoli con un semplice artificio finanziario sulle spalle dei cittadini italiani (soprattutto quelli onesti che hanno sempre pagato, mentre poco e niente è stato fatto contro gli evasori cronici, dato che come ammesso candidamente da alcuni ministri del governo Monti sono più difficili da rintracciare e tassare).
Nel 2012 lo Stato italiano avrà in scadenza circa 400 miliardi di titoli di debito pubblico, che stante la mancanza di una banca centrale di riferimento l'Italia dovrà rifinanziare tramite la vendita sui mercati dei propri titoli di stato con i rendimenti decisi dai mercati stessi, così come è avvenuto fino ad oggi (è difficile immaginare che la BCE si scrolli di dosso la paura tedesca dell'inflazione e cominci a comprare titoli sul mercato secondario per calmierare un possibile rialzo dei rendimenti).
Tuttavia sempre nel 2012 non sono soltanto in scadenza una massa enorme di titoli di stato italiani, ma anche una quota analoga di poco inferiore di titoli obbligazionari emessi dalle banche italiane nei mesi e negli anni scorsi, per coprire le perdite e raccogliere liquidità dai mercati (la sola Banca Intesa avrà in scadenza titoli obbligazionari per una cifra pari a 24 miliardi).
Se non bastasse questa grande quantità di debito bancario da rifinanziare, l'Agenzia Bancaria Europea EBA ha penalizzato le banche italiane con la norma assurda del mark-to-market (ovvero postare in bilancio i titoli di stato non al prezzo storico di acquisto ma al prezzo di mercato, con una conseguente ulteriore perdita del patrimonio di vigilanza delle banche dovuto alla progressiva svalutazione dei titoli di stato italiani sui mercati), che comporterà un rafforzamento complessivo obbligatorio del patrimonio delle banche italiane di circa 14 miliardi di euro (di cui 7,5 miliardi della sola Unicredit e 3,8 miliardi di Montepaschi di Siena).
Il presidente del consiglio Mario Monti, già di suo molto vicino e sensibile alle esigenze della grande finanza bancaria, con il supporto del ministro banchiere Corrado Passera, ha risolto questo labirinto di debiti del comparto bancario italiano con un espediente legislativo che sposterà materialmente l'intero debito delle banche sulle casse già martoriate dello stato e quindi in ultima istanza sulle spalle dei cittadini italiani.
L'articolo 8 del decreto salva Italia (da qui decreto salva banche) “Misure per la stabilità del sistema creditizio” recita così: “Il Ministro dell'economia e delle finanze (lo stesso Mario Monti) è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni o, a partire dal 1 gennaio 2012, a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite, di emissione successiva alla data di entrata in vigore del presente decreto”.
Le banche italiane quindi potranno emettere obbligazioni per una cifra pari al loro stesso patrimonio di vigilanza, con la garanzia che se non potranno ripagare questi nuovi debiti obbligazionari sarà lo stato italiano ad intervenire per risarcire i creditori.
Il presidente del consiglio Mario Monti ha giustificato questa norma curiosa (ma mica tanto per uno che è stato nominato alla sua carica dai banchieri italiani ed europei, e già peraltro applicata in un paese altrettanto indebitato come la Spagna) dicendo che le banche potranno così raccogliere nuovi capitali da destinare al credito alle imprese e al rilancio dell'economia, ma come faranno le banche a prestare soldi alle imprese se sono così indebitate?
Semplicemente non lo faranno, perchè le banche continueranno a fare quello che hanno sempre fatto fin qui: non presteranno soldi alle imprese, ma investiranno questi soldi per autosostenersi e ripagare i loro debiti reciproci (Unicredit comprerà le obbligazioni di Banca Intesa e di MPS, Banca Intesa comprerà i titoli di debito di Unicredit e MPS e così via).
Non solo, le banche italiane utilizzeranno i margini della loro nuova ingente raccolta di capitali per investire nell'unico asset che offre oggi buoni rendimenti e ottime garanzie di risarcimento: i titoli di stato italiani in scadenza.
Quindi il meccanismo non tanto geniale per la verità della triangolazione costruito dal professore Monti e dal banchiere Passera prevede questa sequenza: i debiti delle banche diventano prestiti allo stato, mentre i debiti dello stato diventano altri debiti da addossare in massa sulle spalle dei cittadini e se il fallimento dell'Italia non è evitato del tutto, almeno è stato rimandato di altri due, tre o cinque anni (dipende dalla scadenza che avranno i nuovi titoli di stato).
Se per il governo Monti il fallimento dei cittadini e delle imprese è un male sopportabile, non è altrettanto sostenibile il fallimento di istituti bancari che in questo lungo periodo di crisi non hanno svolto correttamente la loro funzione di servizio e utilità sociale, spostando anno dopo anno gli investimenti al territorio, al tessuto sociale e alle imprese verso le più redditizie e potenzialmente sicure (vedi titoli di stato) rendite finanziarie.
Ma a garanzia della correttezza e trasparenza di questa operazione di rifinanziamento bancario, i cittadini italiani possono stare tranquilli perchè il decreto salva banche della manovra Monti prevede che sia Banca d'Italia a vigilare e monitorare il processo di assegnazione delle garanzie statali alle banche, ovvero la stessa banca centrale privata controllata da Unicredit, Banca Intesa, MPS e così via (state pure tranquilli cittadini italiani, dormite sereni, ci pensa Banca d'Italia a garantire per voi!)
giovedì 8 dicembre 2011
lunedì 5 dicembre 2011
CGIL, CISL e UIL 12 dicembre sciopero generale unitario contro manovra
I sindacati al termine dell'incontro di questa mattina hanno deciso una mobilitazione unitaria per lunedì prossimo: tre ore di sciopero e presidi davanti alle Prefetture I lavoratori del pubblico impiego di CGIL, CISL e UIL sciopereranno per l'intera giornata lunedì 19 dicembre - Manovra: Camusso, salva Italia? Ma ammazza la popolazione
CGIL, CISL e UIL sciopereranno unitariamente lunedì 12 dicembre. Tre ore di astensione dal lavoro e presidi davanti alle Prefetture contro la manovra presentanta dal governo. E' quanto è stato deciso dai tre Segretari Generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti nel corso dell'incontro di questa mattina.
Nella nota unitaria diffusa, CGIL, CISL e UIL si dichiarano “preoccupati per le conseguenze che la manovra economica determina su lavoratori dipendenti e pensionati e sulle prospettive di sviluppo del Paese. CGIL CISL e UIL chiedono un incontro al governo Monti per affrontare i problemi derivanti dalla manovra e per chiedere i necessari cambiamenti”.
Inoltre, i sindacati confederali, prosegue la nota, chiedono "un incontro a tutti i partiti per sollecitare la presentazione di emendamenti nella fase della discussione parlamentare". Intanto, già nella giornata odierna, le tre Organizzazioni sindacali presenteranno emendamenti comuni nel corso dell’audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
A sostegno di queste rivendicazioni e di questo percorso, CGIL, CISL e UIL proclamano, per la giornata di lunedi 12 dicembre, 3 ore di sciopero, con presidi davanti alle Prefetture, affidandone la gestione ai territori, come si legge nella nota. Infine, saranno effettuati presidi permanenti davanti alla Camera dei Deputati ed al Senato fino alla conclusione dell’iter parlamentare previsto per la manovra.
I presidi davanti al Parlamento si articoleranno nel modo seguente: giorno 12 e 16 dicembre presso Piazza Montecitorio dalle ore 16 alle ore 19; 13 e 14 dicembre presso Piazza della Rotonda (Pantheon) dalle 16 alle ore 19; 15 dicembre presso Piazza SS. Apostoli dalle ore 10 alle 12; 17 dicembre Piazza Montecitorio dalle 9,30 alle 13
Le categorie del pubblico impiego di CGIL, CISL e UIL hanno proclamato uno sciopero unitario di otto ore dei lavoratori pubblici per lunedì 19 dicembre. La categoria dei metalmeccanici della CGIL ha deciso di anticipare a lunedì 12 dicembre lo sciopero generale inizialmente previsto per il 16. Otto ore di astensione dal lavoro per "contestare - spiega la FIOM CGIL - la manovra decisa dal governo e per denunciare la scelta della FIAT di estendere l'accordo di Pomigliano a 86mila dipendenti del gruppo”.
venerdì 2 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
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