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domenica 17 novembre 2013

In piazza la delusione dei senza lavoro

Sindacati e operai dal prefetto: chiedono aiuto per l’economia ko. Ottocento posti a rischio nella sola Martinsicuro

TERAMO. Rassegnazione. Lo sventolio delle bandiere di Cgil, Cisl e Uil che ieri mattina contrappuntavano largo San Matteo non è riuscito a coprire l’effetto devastante che la lunga, inarrestabile crisi ha avuto sulla gente. I lavoratori riuniti per lo sciopero generale contro la legge di stabilità, ma anche per proporre misure reali di sostegno al sistema produttivo locale, erano più che altro rassegnati. La sfiducia nelle istituzioni ha pervaso tutte le loro riflessioni, accompagnata però a guizzi di indignazione e preoccupazione per il futuro.
I segretari di Cgil, Cisl e Uil, Dario Di Dario, Antonio Scuteri e Gianluca Di Girolamo, con una rappresentanza di lavoratori, hanno avuto un incontro con il prefetto Valter Crudo a cui hanno segnalato le perplessità sulla legge di stabilità, ma anche per rappresentargli la necessità che le istituzioni locali, in particolare la Regione, intervengano a sostegno dell’economia provinciale, per agganciare la ripresa. I sindacati l’hanno anche invitato alla riunione che organizzeranno a dicembre con i parlamentari teramani e la Regione per chiedere impegni reali a favore del Teramano.
I lavoratori. «La situazione locale è molto difficile», dichiara Andrea Guizzetti, lavoratore della Filca Cisl, «ci vogliono risposte efficaci da parte delle istituzioni e delle imprese per creare sistemi più moderni per creare lavoro ed essere più competitivi. Il problema è che le risposte non arrivano». «Nessuno fa niente», aggiunge Emidio Ottavianelli della Fillea Cgil, «il lavoro nei manufatti in cemento, la mia azienda è passata da 120 a 80 e ora a 33 operai, e adesso vuole chiudere. Le istituzioni dovrebbero pensare a una riconversione delle imprese in setto che tirano, ma manca un progetto».
Il caso Martinsicuro. Fra imprese chiuse e altre a rischio, i posti in bilico a Martinsiocuro sono più di 800. Due grosse aziende, la Full mobili e la Cmp sono in concordato preventivo, la Bontempi ha messo tutti i Cigs mentre Veco, Morgan Carbon e Carbotech sono oggetto di proteste di comitati perchè inquinerebbero. «Abbiamo chiesto al prefetto», dice Enrico Errico della Veco, «di convocare sindaco, azienda e comitati in un tavolo istituzionale per trovare una soluzione. Altrimenti il sindaco si dovrà assumere la responsabilità di far chiudere un’azienda che dà 200 posti di lavoro». «Anche i problemi per le altre due aziende, sono tutte e tre nate agli inizi degli Anni Sessanta, sono frutto di un disordine urbanistico che nessuno ha voluto mai affrontare, e noi ne facciamo le spese», aggiunge Mirko Ricci della Morgan.
La sicurezza. Altra questione sottoposta a Crudo è quella della sicurezza. «I pensionati prendono già pochi soldi», spiega Giovanni Pigliacelli della Fnp Cisl, «e sono continuamente oggetto di furti o scippi. Bisogna aumentare la presenza di forze dell’ordine, impiegando anche i vigili urbani. Crudo si è impegnato a sottoporre la necessità ai sindaci». (a.f.)

martedì 12 novembre 2013

Il giudice lo riassume l’azienda lo paga ma lo lascia a casa

Alla Carbotech di Martinsicuro esplode il caso di un operaio I legali del lavoratore: la Fiat fa scuola, ancora diritti violati

TERAMO. Per rientrare in fabbrica i tre operai di Melfi – delegati Fiom licenziati dalla Fiat nel 2010 – hanno dovuto aspettare il pronunciamento della Cassazione. Probabilmente la stessa cosa dovranno fare i cinque della Sevel di Atessa. Non saranno soli. Perchè anche la Carbotech di Martinsicuro, azienda che produce spazzole per motori elettrici e al centro di una recente vertenza con i sindacati, decide di lasciare a casa l’operaio licenziato e reintegrato dal giudice. Sarà regolarmente pagato, ma per ora in fabbrica non rientra. In questi tempi di drammatica crisi dell’occupazione tutto diventa maledettamente più difficile e l’intero diritto del lavoro, come strumento volto a garantire l’equilibrio tra potere imprenditoriale e potere dei lavoratori, sembra dissolversi.
Restano le parole del carteggio tra i legali dell’ azienda e quelli del lavoratore a disegnare i confini dell’ ennesima storia di un’Italia sempre più ai margini. Così l’avvocato Valerio Speziale, per conto dell’azienda, scrive ai due legali dell’operaio: «in attesa che venga esaminata la legittimità del provvedimento giudiziale e deciso il comportamento da seguire, la datrice di lavoro ritiene opportuno ricostituire il rapporto di lavoro con la riapertura della posizione previdenziale, assistenziale ed infortunistica e con la sua reiscrizione nel libro unico ed il compimento di tutte le formalità amministrative connesse al rispristino del rapporto di lavoro. Tuttavia la società non intende al momento utilizzare le prestazioni lavorative dell’operaio. Pertanto il lavoratore non dovrà per adesso svolgere alcuna attività. Ovviamente la società provvederà al pagamento della normale retribuzione per tutto il tempo in cui egli rimarrà a disposizione della Carbotech».
Gridano allo scandalo gli avvocati Francesco Antonini e Sigmar Frattarelli: «l’arroganza dell’azienda nel confermare la natura assolutamente vessatoria e pretestuosa del licenziamento intimato e ritenuto illegittimo dal giudice e nel reiterare la vessazione impedendo al lavoratore di riprendere il servizio nonostante l’esito vittorioso del giudizio, lede gravemente la dignità del lavoratore e il suo diritto a svolgere la propria attività lavorativa che è un diritto garantito dalla Costituzione, la quale nel riconoscere la necessità di una retribuzione adeguata, tutela in primis il diritto del lavoro ed il diritto alla sua esecuzione, essendo considerato il lavoro come mezzo di estrinsecazione della personalità di ciascun ciattadino. Di talchè, come ha avuto modo di sancire la suprema corte di Cassazione, a carico del datore di lavoro grava l’obbligo di adibire il dipendente al lavoro. In caso contrario la sua è una condotta illecita che viola la Costituzione ed i diritti del lavoratore». Il caso di Martinsicuro scoppia a gennaio quando uno dei 60 operai, da dieci anni alle dipendenze della Carbotech, viene licenziato dall’azienda che gli contesta una omissione nel funzionamento delle presse e del forno a cui era addetto durante il turno di notte. L’operaio ricorre al tribunale contestando il provvedimento. Il 30 ottobre scorso il giudice del lavoro di Teramo Giuseppe Marcheggiani accoglie il ricorso e scrive che «non ricorrono gli estremi del giustificato motivo soggettivo e della giusta causa addotti dal datore di lavoro per insussistenza del fatto contestato ovvero perchè il fatto rientra tra le condotte punibili con una sanzione conservativa sulla base delle previsioni dei contratti collettivi dei codici disciplinari applicabili e per questo annulla il licenziamento e condanna il datore di lavoro alla reintegrazione».

venerdì 1 novembre 2013

Proposta Rinnovo Contratto Integrativo



PROPOSTA DI RINNOVO CONTRATTO INTEGRATIVO AZIENDALE, MORGAN CARBON ITALIA 2014/2016.
- 50 euro di aumento, in aggiunta dell'accordo integrativo 10/04.
-Il passaggio ad una posizione organizzativa superiore per un minimo di 15 lavoratori all'anno, a partire dalle posizioni organizzative inferiori.
-Le agenzie che forniscono i contratti di somministrazione, devono rispettare il ccnl e la contrattazione di secondo livello, previa la non riconferma del contratto con le agenzie di somministrazione.
-L'assunzione (con un contratto a tempo indeterminato o con un contratto di apprendistato) dei lavoratori attualmente assunti con contratto di somministrazione.
Approvata all’unanimità dall’assemblea.

Martinsicuro Lì 25/10/13 La R.S.U