Cgil Cisl Uil e Confindustria siglano l'intesa che proroga l'efficacia degli accordi del 2013 al fine di accedere alla detassazione del salario di produttività per l'anno in corso. Testo predisposto per la firma delle parti sociali a livello territoriale
Ieri, 15 maggio, è stato siglato l'accordo tra Cgil Cisl Uil e Confindustria che proroga l'efficacia degli accordi del 2013 al fine di accedere alla detassazione del salario di produttività per l'anno in corso. Il Governo con ilDPCM del 19 febbraio del 2014 ha disposto la proroga delle misure varate nel 2013 che si applicano con le medesime modalità per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2014.
In considerazione di ciò, spiega la Cgil in una nota "si è quindi reso necessario confermare integralmente i contenuti dell'accordo quadro territoriale del 24 Aprile 2013" precisando di conseguenza - come si può leggere nell'accordo che accompagna il testo territoriale - “che le prestazioni lavorative effettuate nel 2014 che...hanno già comportato l'applicazione dell'agevolazione fiscale per l'anno 2013, sono ancora utili, coerenti e conformi...e dunque, possono fruire, anche per l'anno 2014, della relativa agevolazione”.
Il testo dell'accordo quadro territoriale è dunque già predisposto per la firma delle parti sociali a livello territoriale le quali dovranno unicamente apporre la data della nuova stipula e riportare al punto 2 del medesimo, la data del precedente accordo del 2013, laddove cioè si richiama la conformità del suo contenuto al riconoscimento dell'agevolazione. Il Dpcm prevede che possono beneficiare dell'agevolazione fiscale - derivante dall'applicazione dell'aliquota del 10% quale imposta sostitutiva Irpef - i titolari di reddito non superiore a 40.000 euro annui (come per il 2013) mentre l'ammontare della retribuzione di produttività oggetto di detassazione passa da 2.500 euro del 2013 a 3000 euro del 2014.
Per la Cgil, "ulteriore elemento positivo di novità" riguarda il fatto che l'Agenzia delle Entrate con circolare del 14 maggio 2014 ha stabilito che “...il reddito assoggettato all'imposta sostitutiva in esame non deve essere computato nel reddito complessivo al fine di calcolare l'importo del credito (bonus) spettante in relazione alla soglia dei 26.000 euro..”.
La Cgil, dunque, “invita tutte le strutture ad attivarsi immediatamente per la firma dell'accordo quadro a livello territoriale con le Associazioni di Confindustria, fermo restando il nostro impegno ad estendere tale accordo a livello nazionale a tutte le altre Associazioni datoriali”
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giovedì 22 maggio 2014
lunedì 12 maggio 2014
Salvare l?azienda? Ci pensano i dipendenti
Industria Trentasei imprese sono passate nelle mani di chi ci lavora. L?investimento con il Tfr e l?indennità di mobilità
Dalle Fonderie Zen di Padova alla milanese Ri-Maflow. Il ruolo di Coopfond «Workers buy out» Il workers buy out è l?operazione di acquisto dell?azienda da parte dei dipendenti
Si chiamano, obbedendo a una classificazione internazionale, workers buy out e hanno dato vita in Italia già a 36 casi di piccole aziende salvate e rimesse in carreggiata dai dipendenti. Sono imprese per lo più localizzate in Toscana ed Emilia ma anche in Veneto e Lazio, presenti un po? in tutti i settori del manifatturiero e dei servizi e che per ripartire hanno adottato nella stragrande maggioranza dei casi lo strumento della cooperativa. Alcuni casi hanno avuto ripetutamente l?onore delle cronache come le Fonderie Zen di Padova e la milanese Ri-Maflow ma a censirli tutti per la prima volta è stato ilbureau.com, un sito di giornalisti, grafici e ricercatori coordinati da Valentina Parasecolo. Quando l?azienda ? Srl o Spa che sia ? fallisce, i dipendenti si riuniscono in cooperativa e la rilevano dalla liquidazione, utilizzando il Tfr e l?indennità di mobilità. In moltissimi casi ad aiutarli arriva Coopfond, il fondo mutualistico della Legacoop che versa a titolo di prestito un ammontare pari a quello versato dai lavoratori (al massimo stiamo parlando di un impegno pari a 800 mila euro). Successivamente si può attivare attorno alla nuova impresa una cintura di banche come Bper, Banca Etica o Banca Unipol che vegliano almeno sulla prima navigazione. I dipendenti fatta la scelta più difficile devono dare prova di maturità selezionando al loro interno le figure dirigenziali che avranno il compito di condurre l?azienda. Quasi sempre cambiano anche il nome: la Ottima di Scandiano (ceramiche) è diventata Greslab e la Maflow di Trezzano sul Naviglio è stata per l?appunto ribattezzata Ri-Maflow. Nel caso della Fenix Pharma in appoggio ai dipendenti è tornato un ex manager che aveva lavorato ai tempi in cui l?impresa era parte di una multinazionale americana.Se l?obiettivo iniziale è quello di salvare con l?azienda ovviamente anche i posti di lavoro molte volte l?operazione è facilitata perché non tutti i dipendenti credono alla nuova impresa e alcuni si distaccano volontariamente. A differenza di esperienze più ideologiche che pure erano state fatte negli anni 70 e 80 nei nuovi workers buy out vigono i criteri guida della competenza e del pragmatismo. Non si fa a botte con il mercato bensì si cercano idee e soluzioni nuove anche per dimostrare che le vecchie proprietà erano inette. Una scelta valoriale c?è sempre ma le bandiere rosse no. Nel caso della Greslab la nuova gestione ha puntato molto sulla formazione e ha cambiato il prodotto da vendere investendo sul grès porcellanato. I dipendenti della Fenix Pharma hanno rilevato l?azienda dalla Warner Chilcott che voleva uscire dal mercato europeo ma hanno scommesso su prodotti nuovi nel segmento dell?osteoporosi comprando addirittura una licenza. In altri casi è bastato riprendere il vecchio business come per la Infissi design di Reggio Emilia che era andata in crisi per errori di gestione o per la Clab di Arezzo che fino ai primi anni del 2000 era tra le prima aziende in Europa nella produzione di box doccia.Classificate le nuove realtà la domanda successiva diventa quanto siano attrezzate queste aziende per reggere l?urto di una crisi che non fa sconti e non guarda ai valori. La risposta che per ora si può dire riguarda la data di nascita di diverse aziende dei dipendenti: la rodigina Cup è nata nel 2008 così come la pistoiese Micronix, la reggiana Art Linig. Solo un anno di meno hanno la fiorentina Ipt e la pisana Italcom. Insomma nessuno può garantire il futuro ma, assicurano alla Coopfond, la selezione viene fatta all?inizio. Se non ci sono le condizioni non si parte nemmeno.© RIPRODUZIONE RISERVATALe imprese che Italstick Modena Greslab Scandiano Ceramica magica Sassuolo Siamesi Savignano sul Panaro Infissi Design Carpineti Arca Land Castelnovo nei Monti Ri-Maflow Trezzano sul Naviglio (Mi) D&C Vigodarzere (Pd) Metal Welding Wire Pavova Fonderie Zen Pavova Cnp - N.P. Cantiere Navale Polesano Porto Rivo (Pd) Alfa Engineering Bastiglia (Mo) Art Linig Cavriago Textyle Bibbiano Performa Bologna IPT Scarperia Micronix Società Coop Pistoia Cooptima Pisa M.C.M. Firenze Industria Plastica Toscana Firenze C.S.V. Soc. Cooperativa Firenze CSV Montelupo Fiorentino Vetrerie Empolesi (in liquid.) Empoli Nuova Bulleri Pisa Aico Plast Società Coop. Firenze Master Ceramica Firenze Territorio e servizi Soc. Coop. Firenze N.C.S. Coriano 2012 Autotrasporti Panicale Fenix Pharma Roma Ex Evotape Castelforte Calcestruzzi Ericina Libera Trapani L&Q - Linea Quattro Soc. Coop. Ancona Cooprint Ancona L&Q Castelpiano Clab Foiano della Chiana
Dalle Fonderie Zen di Padova alla milanese Ri-Maflow. Il ruolo di Coopfond «Workers buy out» Il workers buy out è l?operazione di acquisto dell?azienda da parte dei dipendenti
Si chiamano, obbedendo a una classificazione internazionale, workers buy out e hanno dato vita in Italia già a 36 casi di piccole aziende salvate e rimesse in carreggiata dai dipendenti. Sono imprese per lo più localizzate in Toscana ed Emilia ma anche in Veneto e Lazio, presenti un po? in tutti i settori del manifatturiero e dei servizi e che per ripartire hanno adottato nella stragrande maggioranza dei casi lo strumento della cooperativa. Alcuni casi hanno avuto ripetutamente l?onore delle cronache come le Fonderie Zen di Padova e la milanese Ri-Maflow ma a censirli tutti per la prima volta è stato ilbureau.com, un sito di giornalisti, grafici e ricercatori coordinati da Valentina Parasecolo. Quando l?azienda ? Srl o Spa che sia ? fallisce, i dipendenti si riuniscono in cooperativa e la rilevano dalla liquidazione, utilizzando il Tfr e l?indennità di mobilità. In moltissimi casi ad aiutarli arriva Coopfond, il fondo mutualistico della Legacoop che versa a titolo di prestito un ammontare pari a quello versato dai lavoratori (al massimo stiamo parlando di un impegno pari a 800 mila euro). Successivamente si può attivare attorno alla nuova impresa una cintura di banche come Bper, Banca Etica o Banca Unipol che vegliano almeno sulla prima navigazione. I dipendenti fatta la scelta più difficile devono dare prova di maturità selezionando al loro interno le figure dirigenziali che avranno il compito di condurre l?azienda. Quasi sempre cambiano anche il nome: la Ottima di Scandiano (ceramiche) è diventata Greslab e la Maflow di Trezzano sul Naviglio è stata per l?appunto ribattezzata Ri-Maflow. Nel caso della Fenix Pharma in appoggio ai dipendenti è tornato un ex manager che aveva lavorato ai tempi in cui l?impresa era parte di una multinazionale americana.Se l?obiettivo iniziale è quello di salvare con l?azienda ovviamente anche i posti di lavoro molte volte l?operazione è facilitata perché non tutti i dipendenti credono alla nuova impresa e alcuni si distaccano volontariamente. A differenza di esperienze più ideologiche che pure erano state fatte negli anni 70 e 80 nei nuovi workers buy out vigono i criteri guida della competenza e del pragmatismo. Non si fa a botte con il mercato bensì si cercano idee e soluzioni nuove anche per dimostrare che le vecchie proprietà erano inette. Una scelta valoriale c?è sempre ma le bandiere rosse no. Nel caso della Greslab la nuova gestione ha puntato molto sulla formazione e ha cambiato il prodotto da vendere investendo sul grès porcellanato. I dipendenti della Fenix Pharma hanno rilevato l?azienda dalla Warner Chilcott che voleva uscire dal mercato europeo ma hanno scommesso su prodotti nuovi nel segmento dell?osteoporosi comprando addirittura una licenza. In altri casi è bastato riprendere il vecchio business come per la Infissi design di Reggio Emilia che era andata in crisi per errori di gestione o per la Clab di Arezzo che fino ai primi anni del 2000 era tra le prima aziende in Europa nella produzione di box doccia.Classificate le nuove realtà la domanda successiva diventa quanto siano attrezzate queste aziende per reggere l?urto di una crisi che non fa sconti e non guarda ai valori. La risposta che per ora si può dire riguarda la data di nascita di diverse aziende dei dipendenti: la rodigina Cup è nata nel 2008 così come la pistoiese Micronix, la reggiana Art Linig. Solo un anno di meno hanno la fiorentina Ipt e la pisana Italcom. Insomma nessuno può garantire il futuro ma, assicurano alla Coopfond, la selezione viene fatta all?inizio. Se non ci sono le condizioni non si parte nemmeno.© RIPRODUZIONE RISERVATALe imprese che Italstick Modena Greslab Scandiano Ceramica magica Sassuolo Siamesi Savignano sul Panaro Infissi Design Carpineti Arca Land Castelnovo nei Monti Ri-Maflow Trezzano sul Naviglio (Mi) D&C Vigodarzere (Pd) Metal Welding Wire Pavova Fonderie Zen Pavova Cnp - N.P. Cantiere Navale Polesano Porto Rivo (Pd) Alfa Engineering Bastiglia (Mo) Art Linig Cavriago Textyle Bibbiano Performa Bologna IPT Scarperia Micronix Società Coop Pistoia Cooptima Pisa M.C.M. Firenze Industria Plastica Toscana Firenze C.S.V. Soc. Cooperativa Firenze CSV Montelupo Fiorentino Vetrerie Empolesi (in liquid.) Empoli Nuova Bulleri Pisa Aico Plast Società Coop. Firenze Master Ceramica Firenze Territorio e servizi Soc. Coop. Firenze N.C.S. Coriano 2012 Autotrasporti Panicale Fenix Pharma Roma Ex Evotape Castelforte Calcestruzzi Ericina Libera Trapani L&Q - Linea Quattro Soc. Coop. Ancona Cooprint Ancona L&Q Castelpiano Clab Foiano della Chiana
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