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venerdì 9 marzo 2012

Sicurezza sul lavoro: il datore di lavoro deve mettere a disposizione del lavoratore macchinari di ultima generazione

Sicurezza sul lavoro: il datore di lavoro deve mettere a disposizione del lavoratore macchinari di ultima generazione In materia di sicurezza sul lavoro, l’imprenditore è tenuto a predisporre tutte le misure idonee a rendere sicuro l’espletamento dell’attività lavorativa dei dipendenti, controllando altresì l’osservanza da parte di questi delle norme vigenti e delle disposizioni e procedure aziendali di sicurezza. È quanto disposto dalla sentenza n. 6854 del 21 febbraio 2012, con cui la Cassazione ha confermato la condanna per omicidio colposo nei confronti di un datore di lavoro che aveva fatto impiegare, con esito letale, al proprio dipendente un mezzo da utilizzare in un percorso in salita benché privo di un dispositivo che ne garantisse il pronto ed automatico arresto qualora la leva del cambio fosse mandata in folle. Il profilo di colpa mosso a carico del datore di lavoro è rappresentato dal fatto di aver messo a disposizione del dipendente un macchinario antiquato in luogo di un mezzo meccanico di tipo più moderno dotato di un sistema frenante idraulico in grado di bloccarlo immediatamente ove, in un percorso inclinato, dovesse verificarsi, per una qualunque ragione (rottura meccanica od erronea manovra del conducente), l’improvviso scollegamento della trasmissione dal motore con messa in folle del mezzo, come di fatto si è verificato nel caso concreto. La Corte sottolinea che è a carico del datore di lavoro, ai sensi della normativa di cui al D.P.R. 547/1955 e di quella generale in materia di sicurezza aziendale (ex D.Lgs. 626/1994, ora D.Lgs. 81/2008), ed anche in riferimento alla norma cd. «di chiusura del sistema» ex art. 2087 c.c., uno specifico obbligo di predisporre le misure idonee a rendere sicuro l’espletamento dell’attività lavorativa dei dipendenti, nel perseguimento del prioritario obiettivo del benessere del lavoratore. Le stesse Sezioni Unite della Cassazione hanno già avuto modo di precisare come «in forza della disposizione generale di cui all’art. 2087 c.c. e di quelle specifiche previste dalla normativa antinfortunistica, il datore di lavoro è costituito garante dell’incolumità fisica e della salvaguardia della personalità morale dei prestatori di lavoro, con l’ovvia conseguenza che, ove egli non ottemperi agli obblighi di tutela, l’evento lesivo correttamente gli viene imputato in forza del meccanismo reattivo previsto dall’art. 40, comma 2, c.p.p.», e ciò indipendentemente dall’eventuale negligenza del lavoratore (Cass. pen., sez. un., 11 marzo 1999). L’art. 2087 c.c. è cristallino nell’intimare al datore di lavoro un impegno per la sicurezza del lavoratore, calibrato in relazione alla particolarità del lavoro, all’esperienza e alla tecnica. La norma esprime il principio cardine dell’intero sistema preventivo, vale a dire quello della «massima sicurezza tecnologicamente fattibile». In base a tale principio la migliore tutela della sicurezza dei lavoratori, con conseguente riduzione al minimo dei rischi connessi all’attività espletata, deve avvenire, oltre che organizzando l’attività lavorativa sulla base dell’esperienza accumulata nel tempo ovvero con l’adozione di opportune procedure di lavoro o istruzioni specifiche, anche con l’adozione dei migliori accorgimenti tecnici conformi alla più avanzata conoscenza tecnico-scientifica. L’imprenditore, dunque, deve essere sempre informato sulla migliore tecnologia possibile e deve mettere a disposizione dei lavoratori macchinari di ultima generazione. Nel respingere il ricorso proposto, i Giudici di legittimità sottolineano proprio come il rischio specifico, legato all’inefficienza strutturale dell’azione frenante meccanica, poteva essere scongiurato mettendo a disposizione del lavoratore una macchina di nuova generazione che fosse dotata di un sistema frenante diverso ed efficiente, idoneo ad impedire il verificarsi dell’infortunio.

'Democrazia al lavoro', il 9 marzo la mobilitazione delle tute blu della CGIL

Dopo gli edili, a scendere in piazza a Roma saranno i metalmeccanici della CGIL. Le tute blu della FIOM incroceranno le braccia per otto ore, venerdì 9 marzo e manifesteranno a Roma. Il corteo partirà alle ore 9.30 da piazza della Repubblica per concludersi in Piazza San Giovanni. 'Democrazia al lavoro' è questo lo slogan scelto dalla FIOM CGIL per la giornata di mobilitazione nazionale, indetta dal sindacato per “riconquistare il Contratto a partire da FIAT, estendere l'occupazione i diritti e l'art.18, garantire il reddito e la cittadinanza”, come scritto sui manifesti che riempiono le vie della capitale. “Mi auguro fabbriche vuote e piazza San Giovanni piena” ha affermato il Segretario Generale della FIOM CGIL, Maurizio Landini ricordando gli obiettivi della manifestazione: “difendere il contratto, bloccare le scelte della FIAT contro le libertà, aprire una discussione sulla politica industriale col Governo, ma anche mantenere l'articolo 18, riformare il mercato del lavoro riducendo la precarietà ed estendendo gli ammortizzatori sociali a chi non ce li ha e l'introduzione del reddito di cittadinanza”. L'appello al mondo della cultura e alla società civile. La FIOM CGIL invita tutta la società civile e al mondo della cultura a partecipare alla giornata di protesta, perchè la perdita di democrazia e diritti non riguarda solo i metalmeccanici, ma tutti i lavoratori che sono stati i primi a subire gli effetti della crisi economica e sociale che sta investendo il paese. “Un appuntamento essenziale per tutti coloro che credono nella democrazia, nella giustizia sociale, nella libertà, nell’informazione libera e in un lavoro stabile con diritti. E in questo senso sono fondamentali il diritto allo studio, l’accesso alla cultura, la valorizzazione del patrimonio artistico e delle competenze” recita l'appello di adesione lanciato dalla FIOM per il 9 marzo. L'invito ai Parlamentari a dire la loro sul comportamento della FIAT. La FIOM CGIL ha inoltre inviato una lettera a tutti i Parlamentari italiani ed europei per spiegare le motivazioni dello sciopero generale indetto per il 9 marzo e chiedere di esprimersi sulle discriminazioni sindacali in atto in FIAT. Con la lettera le tute blu della CGIL invitano i Parlamentari a dire la loro sulla lesione dei principi costituzionali attuata dalla FIAT, dalla mancata assunzione a Pomigliano dei lavoratori della FIOM, alla decisione di non reintegrare sul loro posto di lavoro i tre operai di Melfi, nonostante la sentenza del Tribunale di Potenza dei giorni scorsi, per arrivare al mancato riconoscimento delle agibilità sindacali ai delegati della FIOM CGIL, eletti dai lavoratori. Il corteo dei metalmeccanici della CGIL partirà alle 9.30 da Piazza Esedra per arrivare a Piazza San Giovanni dove interverranno dal palco: i lavoratori metalmeccanici di FIAT, Finmeccanica, Fincantieri che porteranno le loro testimonianze; il presidente della Comunità montana della Val di Susa e un esponente del Movimento per l'acqua pubblica, il Segretario Confederale della CGIL, Vincenzo Scudiere e il Segretario Generale della FIOM CGIL, Maurizio Landini. Il percorso sarà il seguente: piazza della Repubblica, via delle Terme di Diocleziano, via G. Amendola, via Cavour, piazza dell’Esquilino, via Liberiana, piazza Santa Maria Maggiore, via Merulana, largo Brancaccio, via Merulana, viale Manzoni, viale E. Filiberto. Per la giornata di mobilitazione nazionale sono attesi a Roma 600 pullman da tutta Italia e due treni da Reggio Emilia. Quanto alle adesioni la FIOM CGIL ha ricevuto già quelle di ANPI, ARCI, Emergency, Libera e poi di numerosi personaggi pubblici come Dario Fò, Franca Rame, Margherita Hack, Andrea Camilleri. Al corteo delle tute blu della CGIL si unirà anche quello degli studenti che partiranno dall'Università La Sapienza.