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domenica 1 aprile 2012
Possiamo discutere quando vogliamo, possiamo essere d'accordo o meno su questo o su quello.......di certo è che tutto ciò è una vera e propria "MACELLERIA SOCIALE" - ELIMINANDO L'ART.18 ECCO COSA ACCADRA'. .. VERRAI LICENZIATO SE: (...)
1) Sciopererai;
2) Sei donna e vuoi fare più di un figlio (ricordiamoci dei licenziamenti in
bianco fatti firmare dalle giovani donne);
3) Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità
lavorative;
4) Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo;
5) Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (ed è
molto probabile con l’allungamento dell’età lavorativa voluta dal Suo
governo);
6) Sei “antipatico” al proprietario o ad un capo che ti mettono a fare
lavori meno qualificati e umilianti (mobbing);
7) Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza (nei luoghi di lavoro dove
non esiste l’articolo 18 gli infortuni gravi e i casi mortali sono molti di
più);
8) Rivendichi la dignità di lavoratore, di uomo e donna;
9) Sei politicamente scomodo (ricordiamoci dei licenziamenti e dei reparti
confine degli anni 50 e sessanta);
10) Non ci stai con i superiori;
11) Contesti l’aumento del ritmo di lavoro;
12) T’iscrivi ad un sindacato vero (su 1000 lavoratori richiamati alla FIAT
di Pomigliano non uno è iscritto alla FIOM);
13) Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni
di lavoro;
14) Fai ombra al superiore e se pensa che sei più bravo di lui e puoi
prenderne il posto (a volte comandano più del proprietario);
15) Hai parenti stretti con gravi malattie e hai bisogno di lunghi permessi;
16) Non sei più funzionale alle strategie aziendali;
17) Reagisci male ad un’offesa di un superiore;
18) Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il
proprietario;
19) Sei mamma ed hai un bimbo che si ammala spesso;
20) L'ente/azienda per cui hai dato una vita di lavoro non ha più bisogno di
te.
«L'azzeramento dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è una misura per rendere flessibile il mercato del lavoro, ma per rendere rigidi (fino al parossismo) il regime di fabbrica e la stretta sui ritmi di lavoro. (...) si vivrà sotto il ricatto permanente del licenziamento individuale "per motivi economici"; e se questo potrà colpire solo pochi lavoratori per volta - non più di dodici all'anno per azienda - funzionerà perfettamente da deterrente per tutti gli altri. Perché, con poche eccezioni, le imprese e l'imprenditoria italiana ormai impegnate a difendere i loro sempre più risicati margini di competitività contando esclusivamente sull'intensificazione dei ritmi di lavoro e la compressione dei salari, non hanno certo la cultura aziendale e la lungimiranza per farsi sfuggire un'occasione del genere: non avrebbero insistito tanto per l'abrogazione dell'art. 18.
Posto fisso vuol dire accumulo di esperienza, quel patrimonio aziendale - a patto di saperlo e volerlo valorizzare - che tante imprese italiane hanno sacrificato ai vantaggi offerti dall'ingaggio del lavoro precario e malpagato.
L'azzeramento dell'articolo 18 è un invito a continuare su questa strada, perché rinunciare all'esperienza dei lavoratori anziani vuol dire ricominciare ogni volta da capo e mantenersi ai livelli tecnologici più bassi. Così, quello che non sono riusciti a fare Berlusconi, Maroni e Sacconi in 17 anni, Monti lo sta portando a termine in pochi mesi. Il piatto è servito e quello che resta da fare, prima che passi in Parlamento il cosiddetto decreto sul mercato del lavoro - in realtà, sulla disciplina di fabbrica e l'ampliamento dell'"esercito industriale di riserva" - ma anche dopo, se sarà approvato, è continuare ad opporsi senza se e senza ma».
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