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mercoledì 17 luglio 2013

I minatori contro la Thatcher: storia di un'eroica sconfitta

Il più lungo sciopero di massa dell'Occidente dalla prima guerra mondiale: un anno esatto fra il marzo '84 e quello dell'85. Fu una guerra di classe, combattuta su un campo di battaglia vasto quanto la Gran Bretagna DI SALVO LEONARDI
A voler stilare un’ideale classifica delle lotte che più epicamente hanno segnato la storia e l’iconografia del movimento operaio internazionale, quella dei minatori inglesi del 1984-85 occupa a buon diritto una posizione di assoluto rispetto. È stato il più lungo sciopero di massa dell’Occidente dai tempi della Prima guerra mondiale: un anno esatto fra il marzo ’84 e quello dell’85. Fu una guerra, di classe, combattuta su un campo di battaglia vasto quanto la Gran Bretagna.

Nelle brughiere di Scozia, Galles, Yorkshire e Kent si fronteggiano per mesi 165.000 minatori e alcune decine di migliaia di poliziotti. Ci sono i generali (Thatcher e MacGregor, il falco a capo del National Coal Board, da un lato, e Arthur Scargill, per il Num, il potente sindacato dei minatori dall’altro), i piani (quello Ridley per la privatizzazione e l’uscita dal carbone), le tattiche (i picchetti volanti), le battaglie campali che segneranno le sorti finali del conflitto, come ad Orgreave, nella primavera ’84.

Alla fine si conteranno 2 morti, 1750 feriti ufficiali, 11.312 arresti, 5.653 processi per direttissima, un migliaio di licenziamenti solo per rappresaglia. Decine di film, romanzi e canzoni emozioneranno il pubblico di mezzo mondo, inducendolo a schierarsi coi “vinti” (Which side are you on è allora il titolo di una celebre canzone), immortalando per sempre l’eroica sconfitta di una comunità di uomini e donne, incarnazione di un intero pezzo della storia e dell’identità della Gran Bretagna moderna.

16.07.13 - Parte il Congresso: uniamo tutte le opposizioni nel documento alternativo. Un grande impegno da tutte e tutti

Martedì 16 Luglio 2013 14:10
Nota dell'esecutivo R28A - Dopo lo svolgimento del direttivo nazionale CGIL, lo scorso 11 luglio, che ha dato il via al percorso congressuale eleggendo le commissioni, l'esecutivo nazionale CGIL avvia la costruzione del documento alternativo, come deciso dall'ultima assemblea della Rete. L'ultimo direttivo ha confermato che i gruppi dirigenti della vecchia minoranza de "La CGIL che vogliamo" e la maggioranza della FIOM parteciperanno al congresso con lo stesso documento della segreteria confederale, pur rivendicando differenze da esprimere con emendamenti. (...)
D'altra parte le ultime scelte e decisioni della CGIL, in particolare il gravissimo accordo del 31 maggio che lega la rappresentanza sindacale alla rinuncia al conflitto, avevano già visto un accordo di fondo tra i gruppi dirigenti delle vecchie componenti di minoranza e la segreteria confederale.
Si è creata di fatto una nuova maggioranza che, seppure tra polemiche e conflitti di potere, condivide le scelte di fondo.
Solo la Rete ed alcuni compagni della ex minoranza hanno mantenuto il dissenso e la opposizione alla deriva di una CGIL, il cui gruppo dirigente ha scelto di non lottare contro le politiche di austerità e di ricostruire a tutti i costi l'unità con CISL e UIL assieme alla concertazione con la Confindustria.
La manifesta caduta di autonomia della CGIL verso i governi sostenuti dal PD ha costituito un ulteriore elemento di crisi sindacale, che il lavoratori hanno duramente pagato.
Per queste ragioni la Rete28aprile fa appello a tutte le compagne i compagni che non accettano questo stato della CGIL, per costruire un documento e una battaglia congressuale comune.
La condizione terribile del mondo del lavoro, destinata solo ad aggravarsi perché continuano le politiche di austerità, deve essere affrontata da un sindacato confederale e da una Cgil completamente diversi, per linea politica e gruppi dirigenti, da quello che sono oggi. Non è più accettabile che nel momento peggiore da decine e decine di anni, le lavoratrici e i lavoratori, i precari e i disoccupati, i pensionati, siano rappresentati dalla peggiore direzione sindacale.
A tutto questo bisogna reagire e non rassegnarsi.
La Rete fa appello per una battaglia congressuale che serva a rilanciare il conflitto e a rovesciare le politiche di austerità e tutte le complicità e subalternità verso di esse, questa sarà la funzione del documento alternativo alla nuova maggioranza.
Il percorso congressuale preparatorio impegna tutti i primi mesi dell'autunno, quindi c'è tutto il tempo per far sì che esso nasca attraverso al partecipazione diffusa degli iscritti e dei delegati.
La Rete 28 aprile da appuntamento indicativamente per la fine di ottobre per una grande assemblea di tutte le opposizioni in CGIL che vari il documento congressuale alternativo. Prima di quella scadenza in tutti territori e nelle categorie dovrà essere concretamente organizzata l'opposizione già a partire da settembre e per allora l'esecutivo produrrà una prima traccia di temi e rivendicazioni.
La battaglia congressuale consegna alle compagne e ai compagni della Rete una grande responsabilità, quella di dare voce all'enorme malessere e dissenso che sicuramente c è in CGIL, ma che oggi rifluisce nella rassegnazione e nella sfiducia anche perché le vecchie minoranze ora sono schierate con la maggioranza. Questa battaglia è resa più difficile a causa dei gravi fenomeni di autoritarismo e di intolleranza verso il dissenso che percorrono la CGIL e di cui l'ultimo episodio è quello di Napoli.
Ma nonostante tutte queste difficoltà la battaglia è necessaria prima di tutto per gli interessi del mondo del lavoro, e la Rete deve assumerla con rigore e orgoglio.
Sono necessari un grande e generoso impegno militante, una forte unità, una grande solidarietà tra tutte le compagne e i compagni per affrontare questo difficile, ma esaltante impegno.
Diamoci da fare tutte e tutti.


Esecutivo Rete 28 Aprile. 16 Luglio 2013

FIAT: UNA RISORSA PER IL PAESE O IL PAESE UNA RISORSA PER LA FIAT?

Ma è possibile che non ci sia un giudice in Italia che si chieda se le azioni messe in atto dalla Fiat sono lecite? A Pomigliano, dove la cassa integrazione è continua da anni e viene pagata da tutti noi, Marchionne inaugura una serie di giornate di straordinario al sabato per far fronte, dice lui, ad un picco di richieste della nuova Panda. Non contento manda la polizia a picchiare chi si oppone e, come se non bastasse, censura, coadiuvato dallo scodinzolante Bonanni, il vescovo di Nola che ardisce dar ragione a chi sta fuori da anni dalla fabbrica a mezzo salario piuttosto che all’ad Fiat.
Alla SEVEL di Atessa, contestato dagli operai aderenti alla USB per le sempre più pesanti condizioni di lavoro senza diritti all’interno dello stabilimento, il signor Marchionne minaccia tutti dicendo che se non cambieranno le regole questo sarà l’ultimo investimento Fiat in Italia e, per dimostrare la propria lungimiranza e magnanimità, fa intervenire gli operai vicini a Bonanni e Angeletti che leggono discorsi plaudenti preconfezionati dalla direzione aziendale.
Sul fronte degli investimenti mentre, come dicevamo più sopra, continua ad attingere copiosamente ai fondi pubblici per mantenere in cassa integrazione migliaia di operai, lancia la scalata a RCS (Rizzoli Corriere della Sera), definito un “investimento strategico”, il che significa che la FIAT, già proprietaria da sempre de La Stampa, sta pericolosamente accentrando nelle sue mani una fetta consistentissima dell’editoria nazionale, con buona pace del pluralismo e della democrazia.
Ma tutto ciò è lecito? Non è ravvisabile alcun reato nel comportamento di padron Marchionne e della famiglia Agnelli? Utilizzare i risparmi sul fronte della produzione, grazie alla concessione della CIG per migliaia di suoi operai, per avere la liquidità necessaria d acquisire RCS non suscita davvero nessuna riprovazione? Far fare i sabato di straordinario mentre nello stesso stabilimento si fanno anni di CIG, non ha il sapore della truffa?
Licenziare le avanguardie di lotta perché osano mettere in discussione le mancate garanzie e tutele per la salvaguardia della salute dei lavoratori negli stabilimenti, non ha il sapore della rappresaglia? E utilizzare i pedinamenti per fare tutto questo non racconta di uno stato di polizia privato che non è contemplato nella nostra Costituzione?
Servirebbe qualche giudice con la schiena dritta che aprisse un fascicolo giudiziario e dicesse al signor Marchionne che lui è il padrone della Fiat, non del Paese e che non può continuare a fare impunemente quello che vuole. Per noi questo è e rimarrà un punto centrale della nostra battaglia politica e sindacale.

Le misure " Pacchetto lavoro "

Il pacchetto lavoro approvato dal governo stanzia complessivamente 1,5 miliardi di euro distribuendoli tra incentivi all'occupazione, nuova imprenditorialità, stage e tirocini, social card e inclusione sociale


(Labitalia) - Il pacchetto lavoro approvato dal governo stanzia complessivamente 1,5 miliardi di euro distribuendoli tra incentivi all'occupazione, nuova imprenditorialità, stage e tirocini, social card e inclusione sociale. L'obiettivo sul fronte occupazione è di arrivare a coinvolgere 200 mila giovani under 29 al Sud e al Centro Nord: 100 mila di nuove assunzioni e 100 mila tra stage e tirocini. Sul fronte sociale, invece, l'obiettivo è di arrivare a supportare con 167 milioni circa 600 mila persone in condizioni di povertà estrema attraverso l'estensione della vecchia social card ai comuni del Sud sotto i 250mila abitanti, fino al 31 dicembre prossimo, e l'attivazione della nuova Carta per l'inclusione sociale.

INCENTIVI OCCUPAZIONE: come evidenziato dalla tabella allegata al decreto legge, circa 800 milioni andranno agli incentivi, in via sperimentale, per l'impiego degli under 29 con l'obiettivo di occupare almeno 100 mila giovani. Gli sgravi, che prevedono che l'azienda possa accedere alla decontribuzione totale del lavoratore, saranno su 18 mesi nel caso di assunzione a tempo indeterminato di un 'esterno' all'impresa; su 12 mesi invece nel caso in cui si tratti di una trasformare di un contratto a tempo determinato in uno indeterminato. Alla trasformazione deve comunque corrispondere un'ulteriore assunzione di lavoratore.

E' previsto comunque un tetto di 650 euro al mese per ogni lavoratore. Per poter usufruire dei benefici i giovani dovranno rientrare in una di queste condizioni: essere privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, dunque disoccupati e inattivi; o essere privo di un diploma di scuola media superiore o professionale; o vivere soli con una o più persone a carico. Le aziende avranno tempo fino a giugno 2015 per poter sfruttare gli incentivi occupazionali.

STAGE E TIROCINI: circa 15 milioni di euro sono stati postati per l'alternanza università - lavoro con cui tentare di coinvolgere in tirocini circa 10 mila studenti. Potrà accedervi ogni studente universitario che abbia concluso gli esami, con una buona media e sotto una soglia di reddito, al quale lo Stato può riconoscere una specie di mini-assegno di 200 euro al mese per un un tirocinio presso enti pubblici o privati.

- Circa 168 milioni serviranno invece a coprire i tirocini che, si calcola, nella sola Pa in tre anni possano coinvolgere circa 3 mila persone.

- Circa 80 milioni di euro serviranno invece per promuovere l'imprenditorialità al Sud con cui arrivare ad attivare circa 8-10mila neo imprenditori.

- Altri 80 milioni di euro andranno a supportare il no profit con cui attivare almeno 5 mila soggetti, In particolare si prevede di rifinanziare il Piano di Azione Coesione rivolto a enti e organizzazioni del privato sociale che coinvolgano giovani in progetti di valorizzazione dei beni pubblici e per l'inclusione sociale.

Il pacchetto prevede poi tutta una serie di interventi di supporto per fluidificare il mercato del lavoro. A cominciare dalla riduzione a 10 e a 20 giorni degli intervalli di tempo possibili tra un contratto a termine e l'altro per rendere agevole la "flessibilità buona" mentre ha provveduto ad una stretta su altre tipologie.

Per i contratti di lavoro intermittente è stato previsto un tetto complessivo di ore lavorate di poco più di 1 anno complessivamente, ma spalmate nell'arco di 3 anni. Quanto all'apprendistato, il provvedimento prevede che entro il 30 settembre prossimo la conferenza Stato-Regioni adotti le linee guida per disciplinare il contratto che le piccole e medie imprese e le microimprese dovranno adottare entro il 31 dicembre 2015.

Saranno inoltre estese ai co.co.pro e ad altre categorie contrattuali quanto previsto contro le dimissioni in bianco mentre dal pacchetto lavoro escono le norme per allargare le maglie della "flessibilita'" cui il governo aveva pensato per sfruttare l'onda dell'Expo 2015. Nessun allungamento ,dunque, dai 12 ai 18 mesi dei contratti a termine, il primo dei quali senza causale, come aveva pensato originariamente previsto il governo. Una scelta che rinvia ad una "pausa di riflessione" e di opportunità considerato che avrebbe sollevato qualche problema con i sindacati inserire in un decreto legge norme sulla contrattazione.

Resta invece la possibilità di stipulare contratti aziendali in deroga alle leggi in vigore che dovranno essere depositati alle direzioni provinciali del Lavoro per poter essere monitorate. Infine aumenteranno del 10% le ammende previste in caso di violazione delle norme sulla sicurezza e l'igiene sul posto di lavoro con cui finanziare nuovi interventi per la sicurezza